We Who Are Not As Others – appunti per la seconda parte del discorso che faremo lunedì alle 15

[notarella prima di iniziare: ho scelto di spezzare il “post-elettorale” (mi do fastidio da solo per questo calembour di cui da qualche parte dentro me evidentemente vado fiero) in due parti e pubblicare prima la pars destruens, perché è la più rilevante e per far capire il suo peso. Ora tocca alla parte costruttiva, quella che alla fine ha prevalso nonostante tutto. Ma che grosso, quel “nonostante”]

Alla fine, come scrivevo nella metà antipatica del post, ho votato PD. E nei giorni passati, un po’ per affetto e un po’ per disperazione (virgolettato è ciò che disse Nanni Moretti dichiarando il suo primo voto al PDS, secoli fa, in un’intervista riportata da Linus) ho annoiato gli indecisi, ammorbato i parenti, perfino chiamato mio padre al telefono per un confronto tra vecchi bolscevichi sul da farsi.

Alle 15 e 01 di domani, quando guarderemo i risultati che tutti sappiamo a spanne (la dico tutta: la prospettiva di una vittoria marginale del PD anche al Senato, per quanto improbabile, non cancella il dato politico: crollo nei sondaggi dalle Primarie in poi e adieu vocazione maggioritaria e percentuali conseguenti; qui si spera di più nei risultati locali e nelle regionali, a dirla tutta) ci toccherà anche fare la il lato B del discorso post-elettorale.

Mi sono segnato, nel solito modo disordinato, due o tre cose che credo dovrò dire e che si potrebbero ridurre, banalizzando, a un enorme “sì sì, ok, siamo brutti pure noi, ma gli altri sono incomparabilmente peggio e dalle nostre parti c’è un po’ di speranza”. Vediamole:

– constatare che, nel panorama attuale, il PD è comunque l’unico partito che ha una proposta di governo credibile, di sinistra ed europeista (sottolineare “credibile” e “europeista”, citare la posizione di Vendola sul Mali e in generale sulla politica estera italiana e far presente l’antieuropeismo esplicito di Grillo e Berlusconi).

 

– ricordare a tutti il Bersani ministro liberalizzatore di cui andare fieri (sorvolando su come possa ripetere la performance alleato con SEL) e fare battuta ipotizzando che esistano due Bersani e che quello giusto lo tirino fuori solo a campagna elettorale conclusa, quando si tratta di governare. Dispiacersi, a margine, che sia della juve.

 

– giocare di sponda dicendo un’amara verità: il PD è quel che è, ma il resto è peggio da tutti i punti di vista: qualità della classe dirigente proposta, qualità dei programmi, credibilità delle proposte, capacità di governare, democrazia interna. Abbondare di esempi horror. Evitare di accanirsi su Berlusconi: è passato di moda.

 

– smontare il voto a Vendola insistendo sulla folle posizione di SEL sul Mali, sui flirt coi notav, sulle proposte bislacche come rinegoziare il debito con l’Europa; a seconda dei casi aggiungere battuta su quanto sia noiosa e da “borsetta” milanese la pizzica. Far presente che non dispone di una classe dirigent presentabile, salvo rarissimi casi (tra cui la bravissima Chiara Cremonesi in Lombardia: votatela!)

 

– presentare Monti per quello che è: un abilissimo tecnico a cui andare grati per il ruolo che ha ricoperto, che però ha saltato lo squalo scendendo in campo e alleandosi con Fini e Casini (e i succedanei di Fini e Casini), cioè gente che fino all’altro giorno era alleata strettissima di Berlusconi e non si è tirata indietro di fronte alle peggio cose. E notate che non ho scritto la parola “Cuffaro” perché poi ci metto ore a pulire lo schermo dagli sputi.

 

– far presente che nel campo dei diritti civili e della persona il PD è il fattore di cambiamento più efficace (lo so, non è il più avanzato), cioè quello con più chance di combinare qualcosa. Non sarà un’avanguardia, ma se uno si allinea al pensiero di “quasi tutto subito” e abbandona l’adolescenza del “tutto, chissà quando”, fa una cosa furba. Contano i risultati, non i proclami. Lo dico da persona che su questi temi è molto (molto molto) più in là del PD e di Renzi.

 

– ricordare a tutti che il PD alla fine è il partito di Renzi, in cui Renzi milita e in cui le sue istanze modernizzatrici, di apertura e di civiltà politica non potranno che avere cittadinanza (nonostante i picchiatori bersaniani pensino il contrario) e ricordarsi che affinché Renzi prevalga è necessario che il partito esista e conti qualcosa.

 

– insinuare, con un po’ di perfidia, che l’equivoco per cui votando PD si dice all’attuale dirigenza “ci piacete un casino, continuate così” è svanito per il semplice fatto che il bottino di voti che c’era al tempo delle Primarie è stato dissipato: ci sono tutti i margini per lamentarsi e far presente che è il caso di cambiare, anche tenendo conto che Grillo continuerà a crescere, se non si fa qualcosa.

 

– mostrare l’evidenza, peraltro condivisa anche da tanti che non sono di sinistra, che il centrosinistra governa e ha governato bene (in alcuni casi come a Torino pre Fassino, benissimo) a livello locale e, prima che Vendola e compagni lo facessero cadere, il primo Governo Prodi era ottimo. Fare l’esempio di Chiamparino, Pisapia, Zedda. Citare il sorprendente sindaco renziano di Novara, capace di vincere in terra nemica in tempi non sospetti (e governare bene), a conferma del potenziale elettorale di Renzi e delle sue parole d’ordine.

 

– offrire speranza ricordando che il PD è l’unico partito in cui, avendo voglia di rompere le scatole e perderci tempo e risorse, le cose si possono tentare di cambiare dall’interno, perché dispone di strumenti democratici che funzionano. Ed è l’unico che li usa al suo interno, con le Primarie. L’esempio di Renzi è lampante: il suo aver raccolto il 40% contro il segretario del partito, in un ambito in cui l’ortodossia purtroppo continua a essere un valore, è segno che qualcosa si può fare. E va fatto.

 

– annunciare che è ora di iscriversi al PD, indipendentemente da come è andata, e iniziare una battaglia che – personalmente con colpevole inerzia – si è tardato a fare. Chiudere annunciando intenzioni bellicose, vaneggiando di future infuocate riunioni pre-congressuali in piemontese nella sezione di quartiere, litigando con gli anziani militanti di ogni età che le animano.

 

– sperare (in silenzio o a voce alta) che una buona volta i dirigenti – e anche un po’ i militanti – capiscano la lezione e la prossima volta siano un po’ più svegli; qui non gli si porta rancore, anzi li si ringrazia per l’impegno, anche se non era del tutto ben riposto.

 

– incrociare le dita, perché alla fine uno ci tiene; perché per quanto antipatici e antiquati siano, quei signori lì sono sul tuo album di famiglia e sono gli stessi che incontri ai matrimoni e ai funerali. Sta anche un po’ a te aiutarli ad allargare gli orizzonti. O alla peggio, direbbe il Segretario, trovare una quadra. E’ una fatica. Ma si fa.

8 commenti su “We Who Are Not As Others – appunti per la seconda parte del discorso che faremo lunedì alle 15”

  1. Guarda, Enrico, sono sopravvissuto a numerose legislature di diversi schieramenti, e nel corso degli anni ho ascoltato posizioni, dichiarazioni, non dichiarazioni e non posizioni sia di destra che di sinistra: sull’argomento delle posizioni politiche sui diritti civili sono molto ferrato, e ho la fortuna di vedere le cose in maniera molto laica. A me interessa raggiungere il risultato, “voi” – elettori del PD – avete bisogno di autogiustificarvi. In sostanza: siete in fase di denial.

    Sono solo in parte d’accordo che il Partito Democratico è “il meno peggio”, ma questo tuo meno peggio corrisponde al non avere nulla, al non ottenere nulla e a una dirigenza partitica che appena interpellato sull’argomento dei pari diritti scappa, non commenta, commenta a mezzabocca, o dice cose da mettersi le mani nei capelli. Stiamo parlando di Bersani e della Bindi, e sappiamo quali sono le loro posizioni (no, non citatemi “le unioni civili alla tedesca” che sono un concetto di comodo che hanno tirato fuori perché DOVEVANO tirare fuori qualcosa, e lo ripetono a cantilena come i ragazzini interrogati alle superiori, e quando si cerca di approfondire si torna nel panico, nelle offese, nei commenti a mezzabocca).
    Se mi dici che il Partito Democratico è il meno peggio, allora divide lo spazio anche con Fratelli d’Italia, con una Meloni e un Crosetto che – ipocriti? importa poco – hanno chiesto *scusa*, sì hanno usato proprio quella parola, e hanno dichiarato che sono contro l’omofobia e ogni tipo di discriminazione. Una azione più di sinsitra di quanto la Bindi o Bersani abbiano fatto mai.

    Quindi no, non parliamone dei diritti. La situazione è questa, con una destra che è destra e una sinistra che è destra, da questo punto di vista.
    Gli italiani non sono interessati al problema dei pari diritti, se non a parole: con i voti fanno altro. E i politici li seguono.

    Il mio commento non era per dire che c’è di meglio in giro, no: era per sottolineare, chiedere a tutti di tenere l’argomento fuori dalla discussione politica. Perché appena lo mettete dentro mentite. Meglio un sano, pietoso silenzio al riguardo.

  2. gatto: immaginando che tu e io vogliamo le stesse cose su quel tema, riconosco le proposte del PD come pavide. Però in queste cose è necessario fare i conti con la realtà. E la realtà dice che gli altri schieramenti che si candidano credibilmente, (cioè con chance) a governare vogliono cose peggiori.

    In certi casi è utile farsi la lista:

    – PDL: omofobi, clericofascisti, ecc. credo di non dover aggiungere altro, salvo che hanno votato le peggiori cose, tra cui non rendere perseguibile il reato di omofobia (il PD votò bene)

    – Monti + UDC + FLI: Monti fa il filo al PPE, gli altri due sono Fini e Casini, in particolare quest’ultimo è clericofascista e omofobo, oltre che inviato dal Vaticano

    – Grillo: usa “busone” come insulto; un suo dirigente associa il matrimonio omosessuale al sesso con gli animali; il tema non è affrontato nel programma e la base qualunquista è apertamente omofoba

    Gli altri partiti non hanno possibilità di governare o anche solo di essere rappresentati in parlamento.

    Quindi, tra quel che c’è di disponibile non resta che il PD. Facciamo che è il meno peggio?

    (poi se ci sono alternative non distruttive che non ho considerato, ben vengano)

  3. Concordo su tutto, tranne il riferimento a Chiara Cremonesi. Il suo coinvolgimento nelle inchieste sui rimborsi in Lombardia è clamoroso e, benché come probabile non ci siano rilievi penali, le motivazioni etiche sono evidenti. La sinistra deve partire anche da lì, con il rischio di inimicarsi molte tessere.

    Ci vediamo in sezione, metaforicamente parlando.

    Un abbraccio,
    Zeno

  4. giorgio: lo so bene (ero a Cagliari a fare festa la sera che fu eletto), infatti ho scritto “centrosinistra”. (a modo suo anche Pisapia lo è)

  5. Guarda, no: quando parlate del Partito Democratico *non* citate i diritti civili e della persona, perché dal punto dei diritti civili e della persona ve lo raccontate solo voi che lo votate ancora che il PD è “l’unico modo possibile”: non otterrà nulla, perché non vuole ottenere nulla.

    E lo dico con la massima durezza:

    far presente che nel campo dei diritti civili e della persona il PD è il fattore di cambiamento più efficace (lo so, non è il più avanzato), cioè quello con più chance di combinare qualcosa

    Questa, questa roba qui, è una menzogna. Che offende chi del raggiungimento di risultati in materia di diritti civili ha bisogno. Basta. B-a-s-t-a.

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